Sulle pendici del Monte di S. Martino, poco distante dalla basilica di San Calocero, sorge il Convento di San Bernardino, fondato dai padri Osservanti nel 1467, la seconda comunità dei Frati Minori di Albenga dopo quella di San Francesco. La scelta del luogo, appartato ma vicino alla via romana Iulia Augusta e al centro urbano, rispecchiava la spiritualità degli Osservanti, che privilegiavano ambienti solitari per la preghiera e la meditazione.
La chiesa fu consacrata il 9 ottobre 1480, grazie alle donazioni dei cittadini che desideravano essere sepolti all’interno del convento. Nei secoli successivi l’edificio subì numerosi ampliamenti: nuove stanze, sopraelevazioni e scale esterne. Non mancarono le difficoltà: con l’arrivo delle truppe francesi alla fine del XVIII secolo, il convento fu trasformato in ospedale e caserma; i frati furono costretti a spostarsi e la struttura cadde in degrado. Solo nel XIX secolo, dopo varie chiusure e riaperture, e con le leggi anticlericali del Regno di Sardegna, il convento tornò al Comune. Fu utilizzato come carcere, palestra, e poi caserma del Genio militare fino alla Seconda guerra mondiale. Solo dagli anni ’60 iniziarono i primi restauri, che proseguirono fino agli anni ’90, riportando alla luce l’originale splendore del complesso.
L’esterno
La facciata della chiesa è un esempio significativo del Quattrocento ligure, dove il gotico tradizionale convive con le concezioni architettoniche degli Osservanti, che predicavano materiali semplici ma durevoli. Il portale in pietra nera con arco ogivale è sormontato da una lunetta affrescata con Madonna col Bambino, Santa Caterina e i santi Francesco e Bernardino, mentre un oculo circolare completa la facciata. Le lesene e gli archetti pensili sotto il tetto conservano elementi tardo-gotici.
La chiesa
All’interno, la navata unica è separata originariamente in due spazi: quello dei fedeli davanti, e quello dei frati, con presbiterio e cappella maggiore, dietro. Le volte a crociera gotiche, le chiavi di volta in pietra nera e le quattro cappelle laterali raccontano l’equilibrio geometrico e la spiritualità dei frati Osservanti. Tra le cappelle, quella dedicata a San Bernardino conserva tracce di affreschi con santi francescani, mentre altre erano dedicate all’Ascensione, all’Assunzione della Vergine e all’Annunciazione.
Affresco del Giudizio Universale
Sulla parete nord, un capolavoro della seconda metà del Quattrocento dei fratelli Tommaso e Matteo Biazaci raffigura il Giudizio Universale: diviso in quattro registri, mostra il Paradiso, le pene infernali dei sette vizi capitali e il contrasto tra ordine celeste e caos infernale. Scene dettagliate illustrano le anime purificate, i dannati, l’arcangelo Michele e persino il Leviatano. Gli affreschi avevano una funzione didattica e morale, con un’attenzione particolare all’Inferno.
Il convento e il chiostro
Il complesso si adatta al declivio del Monte S. Martino: la chiesa sul lato sud, il chiostro a due lati e i locali monastici distribuiti su due livelli. Il chiostro, oggi conservato solo su due lati, era collegato a refettorio, parlatorio, cucina, infermeria e biblioteca. Le celle dei monaci, oggi ristrutturate, testimoniano l’evoluzione architettonica dal Quattrocento al XIX secolo.
Il primo piano
Qui si trovavano dormitori, celle per i frati anziani e ammalati, la biblioteca e l’infermeria. Le celle, ampliate nel Seicento, presentano tracce di decorazioni pittoriche francescane, mentre dopo la trasformazione in caserma divennero stanze per ufficiali e sottufficiali. L’ala nord fu ampliata alla fine del XIX secolo, creando nuove camerate per ospitare fino a 180 uomini.
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