Varcando l’ingresso del Palazzo Vescovile, si entra in un viaggio attraverso i secoli. Le sale del museo raccontano la storia della diocesi e ripercorrono le fasi costruttive dell’edificio, con i reperti esposti secondo un criterio cronologico che segue l’evoluzione architettonica.
La prima sala, con volta a ombrello e colonna trecentesca, ospita preziosi pezzi altomedievali provenienti dalla Cattedrale e dal Battistero: sculture e frammenti epigrafici che ci riportano ai primi secoli del cristianesimo ingauno. Qui, Bernardo Reubado ha dipinto l’intera diocesi, un quadro commissionato dal vescovo Pier Francesco Costa, che funge quasi da “guida visiva” all’intero museo.
Nella seconda sala, corrispondente alla fase quattrocentesca, si ammirano materiali ceramici e dipinti dell’epoca, tra cui opere dei De Rossi e dettagli di un polittico attribuito a Luca Baudo, originariamente nella Cattedrale.
La terza sala, detta delle Verzure, un tempo forse camera da letto del vescovo, conserva raffinati pezzi di oreficeria locale e teste reliquiario di San Calocero e San Verano. Qui si trova anche la tavola con i Santi Eleuterio e Placido, datata 1457.
Nella sala successiva, ricavata nella torre trasformata in cappella nel Quattrocento, si ammirano importanti affreschi.
Il grande salone cinquecentesco ospita dipinti locali e romani, tra cui il San Giovannino nel deserto, copia dell’originale di Caravaggio, il Martirio di Santa Caterina di Guido Reni e Il miracolo di San Verano di Giovanni Lanfranco.
Infine, nella parte del palazzo verso il Battistero, la Sala degli Arazzi espone manufatti di Bruxelles con scene della vita di Mosè e “entrefenetres” di Audenarde, seguiti dalle sale di ricevimento dei vescovi e dagli antichi paramenti sacri.
Ogni sala, ogni opera, racconta non solo la storia artistica, ma anche la vita religiosa e culturale della città attraverso i secoli.
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