San Martino di Tours (316/17 - 397)

La presenza del monaco Martino sull'isola Gallinaria nel 359-360 è documentata in modo sicuro da Sulpicio Severo, il primo biografo del santo, che scriveva mentre il vescovo di Tours era ancora in vita.

Originario della Pannonia, era nato da genitori pagani nel 316-17 a Sabaria (oggi Szombathèly, Ungheria), sede di guarnigione del padre ufficiale dell'esercito romano, che lo volle chiamare Martinus (“piccolo Marte”). Seguendo il padre, trasferito a Pavia, nel 328-329 incontra una comunità cristiana e si iscrive tra i catecumeni. A 15 anni, pressato dal padre e dalle leggi imperiali, entra nell'esercito come figlio di veterano prestando giuramento militare ed è assegnato in Gallia al corpo di guardia imperiale a cavallo. A questo periodo si ricollega l'episodio più celebre della sua biografia: nel 338, alla porta di Amiens, mentre svolge la ronda di notte, condivide con un povero ignudo il suo mantello, donandogli la fodera di pelliccia; sempre ad Amiens, a 22-23 anni, riceve il battesimo. Nel 356, durante una campagna sul Reno condotta dall’imperatore Costanzo II contro Alamanni e Franchi, Martino rifiuta di prendere le armi contro i barbari, affermando di voler lasciare la milizia, e viene cacciato in prigione. Il giorno seguente, i nemici inviano un'ambasciata per trattare la pace: i cristiani gridano al miracolo e Martino ottiene il congedo.

Lasciato l'esercito si reca a Poitiers dal vescovo Ilario (conosciuto in precedenza), campione dell'ortodossia nicena non allineato all’arianesimo dell'imperatore, e presso di lui si trattiene un poco. Il vescovo lo vorrebbe incardinare nella propria chiesa proponendogli l'ordinazione al diaconato, ma l'ex soldato vuole mantenersi libero da uffici di alto livello, intendendo dedicarsi alla vita ascetica, e finisce per accettare il ruolo di esorcista. Proponendosi quindi di visitare i genitori, parte per la Pannonia, dove converte la madre, ma non il padre; trovando poi l'opposizione dei vescovi ariani dell'Illirico, è ingiuriato, minacciato, fustigato in pubblico, e lascia il paese. Venendo a sapere che il vescovo Ilario era stato esiliato in Frigia, nel 358 si ferma a Milano e lì si adatta un monasterium, un eremitaggio, da intendere come una cella isolata dell'eremita. Ma anche questa soluzione è di breve durata: il vescovo ariano Aussenzio lo scaccia.

è in questo contesto che l'esorcista Martino si rifugia nell'isola Gallinaria: ad insulam, cui Gallinariam nomen est (Sulpicio Severo, Vita Martini 6,5) e vi conduce vita monastica insieme ad un compagno presbitero della chiesa milanese. Sull'isola vive per qualche settimana, al massimo qualche mese, tra il 359 e il 360, nutrendosi di radici d'erbe fino ad essere intossicato quando si ciba dell'elleboro, una pianta velenosa, superando tuttavia la crisi con la preghiera (benché le fonti antiche non menzionino il luogo di residenza del santo sulla Gallinaria, è tradizione diffusa che egli dimorasse nella grotta che attualmente porta il suo nome).

Dopo aver appreso che l'esilio di Ilario ha avuto fine, vuole raggiungerlo a Roma, ma non lo trova; quindi si reca a Poitiers, dove è ordinato diacono e poi prete, ma convince Ilario a lasciargli fare vita eremitica, dedicandosi nel contempo all'evangelizzazione delle campagne, ancora pagane. Ilario gli concede un terreno di proprietà non lontano da Poitiers: una cella di legno da eremita, origine del monastero di Ligugé, primo esempio di fondazione monastica in Europa. A lui si uniscono dei compagni e si diffonde la fama dei suoi miracoli.

Scelto dai cristiani di Tours come vescovo nel 370, preferisce vivere da monaco servendosi di una cella attigua alla cattedrale, e volendo isolarsi maggiormente dalla folla che accorre da lui si sistema un eremo a due miglia dalla città, a Marmoutier (maius monasterium), dove il vescovo asceta Martino ha una cella fatta di pezzi di legno uniti fra loro e circa ottanta discepoli adattano per sé, nella roccia del monte sovrastante, le cavità come proprio ricovero. Continuando a condurre vita monastica, è apostolo delle campagne nelle Gallie e punto di riferimento per i credenti di Gallia e di altre regioni fino alla morte, avvenuta a Candes l'8 novembre del 397. Il suo corpo fu trasportato a Tours, dove l'11 novembre furono celebrate le sue esequie e venne sepolto.

Il colto avvocato Sulpicio Severo (360-420), ammiratore del monaco Martino, ne scrive la biografia per difenderlo dagli attacchi di una parte dell'alto clero della Gallia, che non vedeva di buon occhio questo pastore dal passato militare e soprattutto dalla condotta austera. Gregorio di Tours (538-394) ne farà l'eroe nazionale scrivendo l'Historia Francorum e I miracoli di S. Martino.