La cattedrale di San Michele Arcangelo

La Cattedrale di Albenga sorge al centro geometrico della città romana e risale molto probabilmente al periodo della ricostruzione da parte del generale Costanzo, poi imperatore Costanzo III. La Cattedrale, con il Battistero, rimane fino a oggi centro della comunità cristiana della città e della vasta diocesi, pur con alterne fasi di adattamenti e ricostruzioni. Essa costituisce quindi uno straordinario esempio di continuità di edificio e di culto, dall’età tardo antica fino ai nostri giorni, con fasi costruttive note in seguito agli scavi stratigrafici eseguiti su tutta l’ estensione della chiesa negli anni 1965-67; dalla prima chiesa tardo romana, a tre navate e pianta basilicale, si passa nell’alto medioevo all’utilizzo della sola navata centrale con l’abbandono delle navate laterali, rimaste zone cemeteriali e di calpestio stradale. La ripresa inizia tra XI e XII secolo, ad Albenga come in molte città romane e vescovili, prima con l’organizzazione delle Marche e dei Comitati, poi con la formazione del Comune, periodo segnato dalla ripresa dall’attività marittima e verso l’entroterra. Anche la cattedrale, prima sede del Comune, vien riportata all’ampiezza iniziale con un’ importante fase ricostruttiva, e con tale aspetto rimane a lungo centro della vita della città e del suo ampio territorio. Nel XVI secolo le cattive condizioni della chiesa e le nuove norme del Concilio di Trento portano alla sua ristrutturazione in forme cinquecentesche, con la sopraelevazione del pavimento, il conglobamento delle colonne in massicci pilastri, il taglio delle antiche arcate, l’apertura di nuove più ampie finestre nella navata centrale e in quelle laterali, la ricostruzione delle volte. Il radicale restauro degli anni Sessanta del secolo scorso ha consolidato l’ edificio, già a grave rischio statico per il taglio delle arcate medievali, e lasciato in vista le diverse fasi del monumento.

All’esterno la parte centrale e più bassa della facciata appartiene alla fase protoromanica, in epoca comunale sopraelevata ed ampliata a destra e in alto dal nuovo paramento in conci più grandi; al centro, pilastrini con sculture della stessa fase che affiancavano una polifora poi tamponata; il rosone è del primo Novecento. Il campanile, costruito esterno alla navata centrale in età protoromanica, e compreso nella navata sinistra con l’età comunale, risultava pericolante alla fine del Trecento, e veniva ricostruito tra 1393 e 1398 (se ne conserva tutta la documentazione); è un bellissimo esempio del tardo gotico in Liguria.

All’interno, i lavori degli anni Sessanta hanno lasciato in vista parti delle diverse fasi della chiesa (quelle tardo romane e altomedievali sono conservate sotto l’attuale pavimento e visibili sotto l’altar maggiore, in particolare i resti dell’altare monumentale tardo antico): sono state riportate in luce le colonne con l’inizio delle arcate romanico-gotiche e ricostruiti gli archi, la zona absidale, sopraelevata, ha resti di varie fasi di affreschi medievali; la mensa moderna è sostenuta dal bassorilievo marmoreo già di una cappella gentilizia, con i santi Michele, Giovanni Battista e Verano. L’abside sinistra, utilizzata in età protoromanica come cappella esterna alla chiesa, ne conserva pavimento e base dell’altare, mentre nella cappella absidale destra l’unico altare seicentesco, già nella chiesa di San Bernardino, conserva una notevole tavola della Pentecoste, attribuita al pittore pavese Pietro Francesco Sacchi.

La Cattedrale nei secoli tra Cinque e Settecento era stata arricchita da numerosi altari, importanti opere di marmorari genovesi, oggi purtroppo dispersi in chiese della diocesi. Alla fine dell’Ottocento infine l’interno, prima chiaro, venne interamente decorato da frescanti genovesi. Sulla parete della navata destra, dopo una porta ogivale che immette alla Sacrestia (bella struttura a volte del 1511, con busti e lapidi di vescovi), è sistemata la lastra tombale del vescovo Leonardo Marchese (1513), colto umanista, che dota la chiesa di splendidi codici miniati; vicino alla porta della navata destra, edicola tardo medievale con affresco di Santa Margherita. Notevole è l’organo monumentale, in controfacciata: la struttura lignea è opera (1614-1617) dei fratelli Gio. Giorgio e Pietro Botto, iniziatori della nota dinastia di scultori in legno che lavorano a Torino per più di un secolo; lo strumento collocato nella cassa è importante opera dei fratelli Serassi di Bergamo (1840).