Il Battistero di Albenga è noto come il più insigne monumento tardo antico in Italia nord occidentale, che ha mantenuto fino a oggi le sue antiche funzioni battesimali.
Sorge accanto al lato sinistro della Cattedrale e con essa costituisce l’originario nucleo episcopale; la sua costruzione è forse contemporanea a quella della chiesa e attribuita oggi, in attesa di più precise indicazioni stratigrafiche, tra l’ultimo quarto del V e i primi anni del VI secolo; e ciò in seguito alla ricostruzione della città e alla organizzazione del suo territorio sia civile sia ecclesiastico, dovuta a Costanzo, poi imperatore Costanzo III, a partire dal 417 d. C.; l’esistenza della Diocesi è peraltro documentata dalla prima citazione sicura di un vescovo, Quintius che firma in una riunione di vescovi a Milano, archidiocesi di cui la diocesi di Albenga resta suffraganea fino agli inizi del XIII secolo.
L’edificio, oggi a un livello di circa m. 2,50 più basso dell’attuale, ha pianta ottogonale all’interno e decagonale all’esterno, forse per adattarsi a una situazione urbana precedente. E’ un classico edificio tardo antico, con l’ interno scandito da otto nicchie, a pianta quadrata e semicircolare: dagli otto lati del piano terreno si passa ai sedici del piano superiore, con finestre alternativamente tamponate e aperte; da queste si passava alla cupola, i cui resti sono stati rimossi nel restauro di fine Ottocento da parte di Alfredo D’Andrade, che ha peraltro salvato il monumento; la cupola, provata dalla presenza nella struttura di numerose anfore ancora in situ, è stata sostituita da un tetto ligneo.
L’interno mostra quasi intatta la struttura originaria, che ha al centro la vasca ottagona ancora rivestita con lastre marmoree e struttura esterna a stella; qui, sopraelevando il fondo della vasca, era stato posizionato a cura del vescovo Luca Fieschi (circa 1585-90), il nuovo fonte battesimale realizzato secondo le norme del Concilio di Trento; fonte oggi posizionato in una delle absidiole laterali. L’interno del Battistero conserva però una serie di elementi decorativi di altissimo livello. Si tratta in particolare della decorazione a mosaico dell’absidiola di fronte all’ingresso, con il monogramma di Cristo tre volte raffigurato con splendidi accenti cromatici nella volta, a ricordare il dogma trinitario e cristologico, circondato da dodici colombe in volo, dirette verso una piccola croce; nella lunetta di fondo sono raffigurati due agnelli su un prato fiorito, a lato di una grande croce gemmata. La volta dell’absidiola è circondata da una fascia a foglie d’acanto; mentre sotto compare un elenco di santi di tradizione romana e ambrosiana. Altri arredi di grande valore sono quelli lapidei, sia i due del V-VI secolo, sia in particolare le grandi lastre altomedievali traforate, in arenaria, che chiudono alcune monofore, attribuite alla prima metà dell’VIII secolo, all’epoca del re longobardo Liutprando. Allo stesso periodo appartengono tre lastre in marmo, una lastra frammentaria che funge in parte da coperchio e la lunetta inserita nel sott’arco che formano il complesso della tomba a destra dell’ingresso; tali lastre, a eccezione della lunetta tuttora in situ, sono oggi sostituite da calchi e gli originali conservati nel Museo Diocesano. Sono tutti pezzi che recano una splendida lavorazione; la grande lastra, attribuita a maestranze ispano-visigote, ha una fitta decorazione di trecce a tre nastri, che racchiudono margherite, elementi gigliati, foglie, grappoli d’uva, un uccello che becca; nella lunetta campeggia un grande tralcio fiorito affiancato da racemi e motivi a cerchi e losanghe, mente la lastra di copertura parziale reca una grande croce greca a bracci espansi, con file di perle, margherite, rosette a girandola e gigliate.
Ancora qualche decorazione pittorica è assegnabile al basso medioevo, e la documentazione attesta la continuità della funzione battesimale dell’edificio; sospesa nell’Ottocento e dopo i restauri del D’Andrade, essa è stata ripresa a partire dal 1994.