Proseguendo il percorso, arriviamo in Piazza San Michele, all’angolo con via Cavour. Qui sorge la Torre Peloso Cepolla, uno degli edifici più iconici e riconoscibili di Albenga, spesso raffigurata nelle vedute storiche della città.
La torre prende il nome da un intreccio di famiglie nobili. In origine appartenne a Vittoria Cepolla Lengueglia, discendente delle casate Cepolla e Lengueglia, unite nel Seicento tramite matrimonio. Solo nel 1661, con l’unione di Vittoria con Gio. Antonio Peloso, nacque il ramo Peloso Cepolla, estintosi nel 1880.
Nel 1947, il dottor Agostino Nicolari lasciò la torre in eredità al Comune di Albenga. A partire dal 1958, furono avviati lavori di restauro che permisero di recuperare in parte l’aspetto medievale della struttura.
Oggi, la torre mostra un interessante mix di stili: elementi medievali e barocchi convivono armoniosamente, testimoniando le varie fasi della sua lunga storia.
Alla base, realizzata in grandi blocchi di pietra di Pogli, si apre il portale d’ingresso originario. Lungo la struttura si notano numerose finte finestre, una delle quali – sul lato ovest – è decorata con un dipinto raffigurante un tendaggio e una dama. Sopra il portale si trova un’altra falsa finestra, con una grata dipinta, che sfonda visivamente la muratura in pietra.
Il palazzo interrompe momentaneamente la struttura della torre, che però riprende al di sopra del cornicione con muratura in mattoni a vista.
Salendo, al secondo piano, troviamo un portale cinquecentesco in pietra del Finale, con al centro lo stemma della famiglia Cipolla. Un’apertura più in alto – di datazione incerta – permette l’accesso ai piani superiori.
Nel Seicento la torre venne adattata ad uso abitativo, e ancora oggi ospita gli uffici della Sezione Ingauna dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri. Nella parte alta, solai e scale in legno portano fino alla terrazza sommitale.
Il parapetto attuale ha coperto l’originaria merlatura guelfa, ancora in parte visibile. Per le sue caratteristiche costruttive, la torre è databile tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento.
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